Una galletta di mais con salame e maionese alle 3 di notte, dopo una giornata cominciata con un coro di Vaffanculo a 7 voci e terminata con un mojito a digiuno e due chiacchiere su un prato. É così che mi sei tornato in mente ancora una volta. Con il ricordo del nostro spuntino appena prima di mangiare, durante quei 3 minuti in cui aspettavamo che l'acqua iniziasse a bollire per poter buttare la pasta. Un ricordo di troppo. Uno dei tanti. E dire che mi stavi proprio sul cazzo all'inizio. Non ti soppprtavo, come non sopportavo il fatto che mi dicessi quanto ti piacesse il mio tatuaggio sull'orecchio. Eppure siamo stati insieme quattro anni. E tre ne sono passati da quella tua telefonata, quella dove mi dicevi che tra noi era finita. E in fondo lo sapevo giá. Come sapevo benissimo che ci sarebbe stato subito un'altro al mio posto. E per quanto sia stato forte il desiderio di cancellarti, di eliminare l'idea di te nella mia vita, é bastata una fetta di salame a farti tornare violentemente nei miei ricordi. Ed è così che mi succede da tre anni a questa parte. Incontro sempre persone col tuo stesso cognome o gente che viene dalla Sicilia, per lo più da Palermo. Ok, è inevitabile l'associazione ed è anche molto forzata. Però che strano, prima di te non avevo praticamente mai incontrato un palermitano in vita mia e adesso invece sono circondato. Tutti ricordi, tutte memorie di qualcosa che è appassito ed è morto per l'incuria ma che ancora persiste incessantemente. Ed è facile sentirmi dire da tutti "Passa oltre, dimentica, è finita, vai avanti, fatti la tua vita...". E' molto facile dirlo, molto semplice ascoltarlo, ma impossibile da realizzarlo. Non ti dimentico, non ti cancello, non vado avanti pur muovendomi in avanti. Sei lì, sempre presente. Ogni volta che mangio un tiramisù e penso che solo il tuo mi piace perchè la cremina che facevi non l'ho mai mangiata buona come la tua. Non è un discorso affettivo, è la verità: ti viene divinamente. E tutte le altre sanno sempre di sbagliato. E il portachiavi che mi hai regalato e che ho ancora attaccato alle chiavi? E' stato uno dei tuoi primi regali. Ho cancellato tutte le nostre foto, buttato le altre che avevo tenuto da parte, eppure quando ho sistemato i mobili facendo cadere tutto per terra perchè sono goffo e sbadato come sempre eccola lì, frantumata per terra, la nostra foto preferita che spunta fuori da non so dove per ferirmi di nuovo con i vetri rotti e i ricordi spezzati. Come posso poi non ricordarti quando qualcuno mi stringe il dito indice per darmi la mano? Era il nostro contatto fisico a tavola, quando ancora abitavamo insieme e non riuscivamo a staccarci l'uno dall'altra. Tu battevi un pugno sul tavolo e io ci infilavo il dito dentro, come in un vasetto di Nutella. E ridevi e mi baciavi e cercavi di mangiare con l'altra mano per non smettere di tenere la mia. Ricordi, solo ricordi. Tutto questo non c'entra più niente. Eppure è lì, tatuato sul mio polso col fuoco e con l'inchiostro, come se fosse successo ieri, come se da un momento all'altro stesse per succedere ancora... Ma sappiamo bene che non è e non sarà così. A letto tu dormivi sul lato vicino alla porta, ti faceva sentire sicuro... e mi davi le spalle affinchè potessi abbracciarti. "Mi fai sentire protetto nel tuo abbraccio". Sono parole che non si cancellano, non si dimenticano, non si abbandonano nel passato, ma si portano conservate nel cuore e nella mente al punto da dormire ancora abbracciando qualcosa per proteggerlo. Il mio cuscino si sente sicuro. Io un po' meno. Non importa quanti sforzi faccia per resettare la mia vita, c'è sempre qualcosa che ripristina il tuo ricordo. Dal musical al deodorante, dalla tua maglietta al tuo apribottiglie che non so come è finito tra le mie posate. Vedi? Sei sempre lì. Imperterrito. Ancora impegnato ad essere una presenza costante. Non è colpa tua, lo so. Almeno questa non lo è. E non è nemmeno colpa mia, o forse si. Sono cose che accadono. Cose che succedono. Bisogna conviverci. E io ci convivo. Così come convivevo con te la mia vita. E ora non più. Me ne sono fatto una ragione, più o meno. E dopo tre anni sono riuscito anche a parlarti senza prendere un tranquillante. Tu sorridi come se fossimo amici, ma la verità è che non sarò mai un tuo amico. Perchè fondamentalmente sono sempre legato a te in altro modo. E semplicemente riesco a parlarti perchè sono rassegnato all'idea che non esiste più alcun legame tra di noi. Non c'è più nemmeno un noi. Non capisco perchè ancora lo dico il noi. Tu hai i tuoi noi con altre persone (cosa che ti invidio fortemente e sai bene perchè), anche io ho avuto qualcuno che mi ha intralciato il cammino per poco più di qualche giorno. Ma questo non significa niente. Sono tutte persone che in qualche modo mi ricordavano te, delle versioni sbiadite e forzate di un ricordo che ho amato. Perchè lo so che sto provando qualcosa solo per un ricordo. Forse se ti frequentassi di nuovo ti odierei ancora come la prima volta. Chi lo sa? O forse ti amerei di nuovo come la prima volta. Non lo saprò mai. Mi accontento di tenermi il tuo ricordo strettostretto, come la tua mano attorno al mio dito. E vado avanti con i nuovi amici che mi stritolano forte, con quelli vecchi che mi stritolano ancora più forte, con i miei lavoretti a caso, le mie faccende domestiche e le assurdità della mia vita che non smetteranno mai.
So dei tuoi successi, dell'America, le amicizie e le conquiste o quello che sono. E sono felice per te. Non potrei non esserlo. Perchè ti voglio bene, sempre. E tu sempre il mio Shmo'.
Tutto per una fetta di salame con la maionese.