lunedì 14 settembre 2009

Gay & Fisiognomica

Ne ho letta un’altra molto divertente. Di intervista, voglio dire. Alla tipica modella della nazione accanto. Quella che in un ben noto spot televisivo prende il sole su una scialuppa di salvataggio in un'area protetta del sud della Sicilia, con un manzo locale vestito solo con un microcostume bianco. Una che non ha capito tutto della vita! Cercate di immaginare la scena: lui, bello come un ganzo di Riace, se ne sta appostato come una vedetta lombarda sul bordo del monoscafo, in cerca di pesci per il pranzo. Lei, rara bellezza marina, scostando lascivamente i capelli gli mostra tutto il suo make up e la sua perlea ostrica intercosciale. A quel punto lui le salta alla giugulare e le succhia il succhiabile, mentre lei giace lieta sul fondo della zattera come una fetta di Leerdhamer sulla pizza, gemendo come una vitella appena nata... Che idillio. Diciamolo, chi non ha sbavato vedendo quel gran bel pezzo dell'Ubaldo-tutto-nudo-tutto-caldo? Quanti avrebbero voluto legare intorno al collo di lei la corda con l'ancora e buttarla in mezzo alle cozze e ai molluschi per prendere il suo posto!? Ed è proprio partendo da questi presupposti che ho trovato ridicola la sua intervista!!

Infatti... Volevo dire che in quell’intervista, parlando proprio del povero pirla (tra l'altro gayssimo) che le hanno affiancato in quello spot, le domandano qual è il suo uomo ideale. “Mah, a me piacciono gli uomini semplici, di tutti i giorni, non quelli come LUI che si curano più dell’aspetto che dei sentimenti”. FALSA!!! Ipocrita Pinocchia!!! Guarda che si vede come te lo slinguazzi! Ma ci vuoi prendere per il culo? Certo è proprio meglio l’idraulico che quando si china per controllare i tubi del lavandino ti mostra il suo bel canal grande spuntare fuori dal jeans vecchio da lavoro, buttiamolo via invece quell’attaccapanni umano per vestiti di Versace e di Armani. Dagli anche un calcio nelle gengive con le scarpe a punta, già che ci sei… e poi rincara la dose dicendo “La prima cosa che guardo in un uomo sono le mani. Mi piacciono quelli con le mani grandi perché mi danno sicurezza”. Sei proprio una lurida. E che nessuno provi a difenderla questa volta perché è così! Perché succede anche a noi gay di essere sicuri con un uomo dalle mani grandi. Sicuri di essere soddisfatti a letto! Non date retta a quelli che dicono che guardano gli occhi perché sono espressivi e pieni di mistero, o di quelli che dicono di guardare i capelli, o il ginocchio, o il lobo destro dell’orecchio… balle… tutti guardano il culo e le mani. Perché se gli occhi sono lo specchio dell’anima, le mani sono lo specchio delle mutande. E non parlo del modello, ma di quello che c’è dentro. Il pene. Quella cosa che per molti è ancora un mistero e che per molti è ancora un mistero come lo si usa. L’unica cosa che talvolta, talvoltissima, può essere interessante in un uomo. Dopo il suo conto in banca. A volte.

Di peni ce ne sono di vari tipi (come già visto in precedenza), ma non possiamo sapere con quale in particolare possiamo dilettarci o meno. L’unica certezza è la lunghezza, perché dalle mani possiamo, a grandi linee, dettagliatamente misurare le forme dell’oggetto. Certo, non è una legge approvata come quella terribilmente idiota del divieto di fumo, però funziona nell’86% dei casi. Nel restante 14% è una grande sorpresa! Ma sento comunque in me il bisogno supremo di condividere col mondo questa fantastica informazione top secret, che andrò ora a spifferare. Dunque, prendete il righello, carta e penna e cominciamo. Allora, per determinare la lunghezza del palo dell’amore bisogna misurare il dito medio, dalla punta fino alla base della mano; per lo spessore alla base invece dobbiamo guardare la seconda falange del pollice, quella senza l’unghia. Se invece vogliamo sapere che tipo di pene più o meno sarà quello che vogliamo studiare, guarderemo la forma dell’indice: dritto, curvo verso l’alto, verso il basso, spesso al fondo e stretto in alto, stretto in basso e cicciotello sulla punta, contorsionista… tutte queste cose sono racchiuse nella mano di un uomo. E ci scommetto che tutti staranno guardando le mani a qualche uomo che passa per strada… quello che mi sta seduto di fronte per l’esattezza ha delle mani tutte strane. Il pollice è uguale all’indice, l’indice è come il pollice, ma a forma di clessidra, la lunghezza… aspetta, non ha il medio! Ossantocielo!! Vuol dire mica che l’hanno evirato!? Meglio non fissarlo… continuo a scrivere…

Come vi avevo detto però, non sempre queste misure sono attendibili. Parlo per esperienza. O forse per sfiga. Ignazio, il mio amico ex fidanzato, molto ex e poco fidanzato, aveva delle mani meravigliose. Ricordo ancora il nostro primissimo incontro come se fosse il giorno in cui mi sono chiuso i testicoli nella zip dei jeans: un dolore indimenticabile. Lui mi aveva colpito per il suo occhio tremulo e celestino/verdastro (il colore dell’acquetta delle pozzanghere stagnanti), per il suo fascino nascosto, per il suo look da Marilyn Manson alquanto agghiacciante, per la sua bella presenza da statua sfranta dal tempo e per le sue mani. Belle. Aggraziate. Lunghe. Grandi. Perfette, quasi. Durante le prime settimane di fidanzamento ho passato le ore a calcolare anche i più piccoli dettagli di quelle mani, felice e contento di avere un bel fidanzato di fianco. La mia amichissima Amilcara mi continuava petulante a pigolare: “Beato te che hai un fidanzato così bellino. Il mio pare nu porpu!” (ndr. "Rassomiglia ad un polpo"). Ma dai, ha un suo fascino anche lui… da qualche parte… sono sicuro che è bello dentro! “NO! Lui neanche dentro è bello! Pensa che la prima volta che l’abbiamo fatto mi sono dovuta concentrare per avere un po’ di piacere!! Buon per te che almeno lo hai trovato pen dotato…”.

Grazie, grazie. Momento di esaltazione personale. Cori angelici cantano nell’aere.

Dopo ben tre settimane di baci e abbracci, finalmente io e Ignazio giungiamo al culmine della tensione, allo spannung… in viaggio per una baita di montagna, io e lui, soli… che bella cosa… dalla macchina in miniatura alla baita di montagna. Di certo non si giocherà a briscola! Infatti… nel letto, al buio, io e lui, lui ed io… bacini, bacetti, tolgo la maglia, toglie la maglia, le mani scivolano giù sotto la cintola… io intanto penso “Dove sarà sto Everest? Dov’è il mio cactus messicano!?”. Ravano e rimesto… lo trovo al solito posto. Lì. Immobile. Penso “Oh povero piccolo, non si muove… meglio fare la rianimazione.”. Allora parto col massaggio cardiaco. Lui è felice. Io continuo. Dieci minuti. Lui ansima. Io continuo. Quindici minuti. Continuo. Continuo. Massaggio. Spremo. Pigio. Cazzo ma non cresce?

............... No…………

Panico…… Scusa fammi rivedere le mani? Passami anche la squadretta, per favore… 23 cm… fammi ricontrollare laggiù? 9 cm… ahhhhhh… e son grandi soddisfazioni… e io cosa dovrei farci? Volevo farti giocare a biliardo con le mie tonsille, mi sa che dobbiamo fare una partitina a shangai. Va bene. Prendo atto.

Rassegnazione. Pessimismo e fastidio.

Ci riprovo con un altro. Lele. Un dj simpatico, con la faccia allungata, il sorriso da Jack Nicolson in Shining e le mani medio/normali. Vabbene, mi farò andar giù la normalità. Almeno non resto deluso stavolta. Ci conosciamo in discoteca, dove sbattevo le natiche a tempo di “I Will Survive”. Lui mi nota, io lo noto un po’ meno, poi ci imbattiamo per sbaglio l’uno nell’altra ad una festa sulla spiaggia e lì, con i piedi sopra gli scogli crivellati di ricci, sboccia l’amore. Che momento romantico. Riparto con le misurazioni. Tutto nella norma. Quasi banale. Scontato. Anche lì, baci e abbracci, fantasia zero e passione meno cinque. Andrà meglio più avanti, spero… Infatti… Una sera bevo un po’ di più, soprattutto lo faccio bere un po’ almeno gli si spegne il cervello e attiva le funzioni base (ruttare, mangiare e fare sesso). Quindi ci chiudiamo in camera da letto e lo abbraccio. Lui è contento. Io un po’ meno. Mi sento un dolore lancinante alla bocca dello stomaco. Sarà mica l’ultima vodka che mi è andata di traverso? No, non credo… dev’essere qualcos’altro… allora lo abbraccio di nuovo, ma non riesco ad avvicinarmi. Ma come? Fino a ieri ci riuscivo. Non è che mi sono accorciato nella notte? Aspetta, fammi ripassare… ho male allo stomaco e ti abbraccio. Ti abbraccio e mi sento un peso sullo stomaco. Fammi dare un’occhiata?! Oops… è il tuo paletto. Che però non è un paletto. È una trave! Un cero di Gubbio! Ma non dovevi essere nella norma? Questo non è nella norma! Con questo puoi tentare di togliere la polvere da sopra l’armadio. Puoi ripetere lo sbarco in Normandia! Se me lo presti lo metto all’ingresso come attaccapanni, che mi si è rotto quello di plastica della Lidl. E ora? Se lo usi mi disfo. Finisco come il pollo nel girarrosto. Uno spiedo umano! E dovrei anche usare la bocca? Ma mi hai preso per il forno di Gino, il pizzaiolo sopraffino? No tesoro, fatti una bella partita a tressette co’ li mortacci tua!

Sorpresa. Imprevedibile ed esagerata.

Che poi mi vien da ridere quando ti dicono che le misure non contano. Voglio proprio vedere! Se ti ritrovi Rocco Siffredi davanti ti sfido a dire di nuovo che le misure non contano. Un uomo così ha un’attrezzatura ludica di prima scelta, certo. Ma più che fare un Ohhh di stupore non puoi osare più di tanto. Al massimo lo fai sdraiare per terra e balli la tarantella o la lap dance attorno al pilastro. E se invece ti ritrovi qualcuno stile Ignazio al massimo ti sfili la lattuga dai denti come con gli stuzzicadenti. Devi fare piano sennò glielo porti via. Son problemi! Diciamolo, qui, adesso: LE MISURE CONTANO!!! Come diceva una vecchina che abitava di fianco a me, il troppo stroppia. Saggezza popolare. Troppo è realmente troppo, a meno che non si voglia provare l’ebbrezza di sentirsi a pezzi. Letteralmente. Il poco e troppo poco. Anche se lo sanno usare bene. Voglio dire, un minimo di soddisfazione tattile la vogliamo avere? La misura media è la migliore. Anche un filino di più non guasta, ma poi fermati lì. O le tonsille me le strappi via, dolce amore cazzulato della mia alcova.